Deputati di governo e di opposizioneSe è vero che le elezioni europee sono un test di popolarità per i governi nazionali, il voto del 22-25 maggio manda un segnale preoccupante a molti degli esecutivi in carica. Il grafico mostra la percentuale di seggi europei sul totale spettante ai singoli paesi che i partiti di governo e di opposizione negli stati membri sono stati in grado di vincere. Si possono rilevare tre diverse tendenze. Da una parte una serie di 8 paesi (Lettonia, Malta, Germania, Belgio, Austria, Finlandia, Repubblica Ceca e soprattutto Ungheria) in cui i partiti o le coalizioni di governo nei parlamenti nazionali hanno ottenuto la maggioranza dei seggi europei loro spettanti. La forbice massima è stata raggiunta in Lettonia, dove su un totale di 8 seggi disponibili la coalizione di governo ne ha ottenuti 6. Il dato tedesco è ovviamente influenzato dalla große koalition di governo tra CDU/CSU e SPD. In tre (Cipro, Estonia e Lussemburgo) dei quattro paesi che eleggono 6 deputati al Parlamento Europeo si è registrato un pareggio tra coalizioni di governo e partiti di opposizione. In tutti e diciassette i restanti stati membri (Italia, Bulgaria, Slovacchia, Danimarca, Croazia, Irlanda, Lituania, Svezia, Grecia, Portogallo, Spagna, Regno Unito, Francia, Slovenia, Olanda e Romania) la somma dei partiti di opposizione porterà a Bruxelles un numero maggiore di deputati. In questo caso tutti i partiti di opposizione sono stati sommati in un'unica categoria, cosa che non avviene necessariamente in caso di elezioni politiche nazionali dove l’opposizione può essere divisa in due o tre coalizioni (per es. in Italia i seggi di Movimento 5 Stelle sono stati sommati a quelli di Forza Italia, Lega Nord e L’Altra Europa per Tsipras).
Il dato importante rimane quello di un voto che ha favorito le opposizioni, nel solco della tradizione delle elezioni di secondo ordine come quelle europee Guardando poi alla possibile configurazione dei gruppi parlamentari europei, il Partito Popolare Europeo (EPP) risulta quello con la più alta componente di deputati di governo, seguito dai Socialdemocratici (S&D). Sono questi gli unici due gruppi in cui il numero dei deputati di governo supera quello degli eletti nei partiti di opposizione nazionali. Gli altri tre gruppi ad avere una qualche composizione governativa sono i liberaldemocratici di ALDE, i conservatori di ECR ed i Verdi. Sia la Sinistra Unitaria Europea (GUE/NGL) che la destra euroscettica di EFD al momento non registrano deputati provenienti da partiti al governo nei 28 paesi membri. Lo stesso vale per i non iscritti, parte dei quali darà probabilmente ad un nuovo gruppo parlamentare. Guardando solo all’Eurozona, i cambiamenti più rilevanti riguardano l’ALDE che vede diminuire la percentuale di “deputati governativi”, e il gruppo socialdemocratico che mostra un’opposta tendenza.
Da un’analisi dell’affluenza alle urne emerge infine una lieve correlazione negativa (-0.248) tra turnout e voto alle opposizioni, il che significa che nei paesi dove più parlamentari sono stati eletti da partiti all’opposizione nei parlamenti nazionali, minore è stata la percentuale di cittadini che si sono recati alle urne. Dato che ha favorito anche l’emergere dell’idea secondo cui i partiti euroscettici avrebbero vinto le elezioni europee[1] . [1] Con le espressioni “euroscettici forti” o “fortemente euroscettici”, ci si riferisce alle formazioni politiche e ai singoli deputati la cui critica riguarda il processo di devoluzione tout court e la stessa legittimità delle istituzioni sovranazionali, fino all’ipotesi di abbandono della membership europea. Si definiscono invece “euroscettici moderati” o “eurocritici” quegli attori che limitano la propria critica alla governance europea attuale.
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